Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


Cosa succede se i vini irpini incontrano i piatti tipici della cucina partenopea? Nasce un sodalizio d’amore!

Cosa succede se i vini irpini incontrano i piatti tipici della cucina partenopea? Nasce un sodalizio d'amore!

Osteria da Carmela da più di cinquant’anni ha visto attraversare la sua sala da tanti palati esigenti, di ogni estrazione sociale, con l’unico scopo di assaggiare manicaretti realizzati in perfetto stile tradizionale, espressione del genuino spirito culinario partenopeo trasmesso inizialmente da Donna Carmela nel lontano 1967 sino alle sapienti mani dei nostri cuochi partenopei.

Ebbene, da sempre abbiamo abbinato vini che potessero essere – alla stregua dei nostri piatti – una pura espressione del territorio campano e non solo. Avendo finora illustrato i nostri abbinamenti preferiti realizzati con i vini beneventani e quelli casertani è il momento di dedicarci ai vini irpini.

Per Irpinia intendiamo tutto il territorio che ricade nella provincia attuale di Avellino. Da sempre l’Irpinia è un terroir vocato per la viticoltura, grazie al connubio perfetto tra elevata altitudine e pendii con una buona esposizione.  Il terreno è composto da terreni vulcanici e calcareo-argillosi e tutto l’areale irpino ha la fortuna di avere un’ottima situazione pedoclimatica, caratterizzata da lunghe stagioni estive e forti escursioni termiche giorno-notte che permette di ottenere vini bianchi e rossi di pregevolissima qualità. L’Aglianico cresce rigoglioso e opulento, ottimo per vini predisposti per il lungo invecchiamento, i bianchi come Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Falanghina conservano un’acidità davvero strabiliante e che possono fungere come base di vini spumatizzati davvero unici nel loro genere.

Per darvi un’idea della qualità dei vini irpini, basti sapere che in tutta la Campania ci sono 4 DOCG e 3 sono irpine, ovvero: Taurasi DOCG, Fiano di Avellino DOCG e Greco di Tufo DOCG. A cui si aggiunge una grande DOP provinciale, ovvero l’Irpinia DOC, che ha al suo interno il disciplinare sia per i vini a bacca bianca sia quelli a bacca nera. Nel caso in cui il vino realizzato con almeno l’85% di aglianico prodotto nell’areale di Taurasi, la DOC prende anche il nome della sottozona, ovvero Irpinia Campi Taurasini DOC. Le tipologie comprese nell’Irpinia DOC includono un vino bianco (prodotto anche come tipologia di spumante), composto da un uvaggio che comprende il 40-50% di Greco o di Fiano, in blend con un ulteriore 20% consentito di altre varietà. Il rosso e il rosato comprendono invece un 70% minimo di Aglianico. Rientrano inoltre nella DOC i vini prodotti con l’Aglianico (vino fermo e come il passito), con la Coda di Volpe e la Falanghina Irpina (come vini fermi e spumante), il Fiano e il Greco (come vini fermi, spumanti e passiti) e lo Sciascinoso.

Insomma non sarà un caso che l’Irpinia è l’unico areale ad avere un’antichissima e famosissima linea ferroviaria soprannominata la “Ferrovia del Vino, che da pochi anni è stata rimessa in funzione per portare gli enoappassionati nelle più famose cantine presenti sui tre diversi areali delle DOCG.

Il nostro menu ideale potrebbe iniziare con un abbinamento davvero interessante, quello tra il famosissimo Colli di Lapio, il Fiano di Avellino DOCG di Clelia Romano  con i nostri fiori di zucca fritti e ripieni, così per iniziare subito con un entrée d’eccezione. Questo Fiano è una piccola perla che sa esprimere i suoi sentori anche dopo diversi anni in bottiglia. Vino bianco campano dai profumi intensi e fini di frutta matura e note di fieno, di cedro, di albicocca e di nocciola. Il Fiano di Avellino Colli di Lapio è affinato in acciaio per mantenere inalterata la sua freschezza che resta inalterata sul palato e ha un grande capacità di nettare la bocca grazie proprio alla sua equilibrata acidità.

Per accompagnare i nostri spaghetti con le vongole invece vi consigliamo lo splendido Vigna Cicogna, Greco di Tufo DOCG firmato da Benito Ferrara: un vino elegante, perfetto e adatto in verità a tutto pasto, specie se stiamo parlando di piatti di pesce. All’occhio si presenta giallo paglierino e dal colore intenso, screziato da riflessi dorati. Inizialmente al naso si apre con note floreali, di tiglio, ginestra e camomilla che poi cedono il passo a note fruttate e a sfumature di pompelmo rosa e nocciola. In bocca è esplosivo. Buona struttura, resta fresco e minerale, la persistenza è lunga e questo gli consente anche degli abbinamenti più originali.

Per accompagnare l’ultimo vino vi consigliamo invece di optare per un secondo di carne davvero strong come un filetto di manzo ai ferri, per sostenere una grande struttura come quella di Poliphemo il Taurasi DOCG 2013 di Luigi Tecce “Triple A”. L’eleganza di questo vino è pari alla poesia che ispira ogni sua goccia nel bicchiere. Il tannino è nettare, esprime al massimo la sua rotondità senza perdere quella giusta acidità che ripulisce il palato, lasciando che il vino persista in bocca per diversi minuti. I sentori sono quelli di un vino invecchiato, che ha fatto della barrique prima, e della bottiglia poi, la propria casa. Al naso come ampio e acuto, si esprime con profumi caldi e piacevoli di fichi caramellati e prugne. Un vino perfetto, dall’inconfondibile impronta del suo creatore, un artista e non un semplice vignaiolo.


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