Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


Credenze sulla credenza: parliamo ancora di superstizione a tavola

Credenze sulla credenza: parliamo ancora di superstizione a tavola

Benvenuti nella città più superstiziosa al mondo! Quindi ci state leggendo da Hong Kong…

Ebbene sì: contrariamente a quanto si pensa, radunandole in tematiche comuni, le superstizioni che a volte dominano i comportamenti più basici degli abitanti della megalopoli sud-cinese sono di gran lunga più numerose di quelle tipiche della città a cui avete pensato subito.

Di certo però, è a Napoli che quell’universo di credenze più (o meno) fondate legate all’immaginario collettivo in grado di modificare spesso i gesti quotidiani di chi ci crede, ha acquisito le giustificazioni più filosofiche, a volte contraddittorie: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”, è la celebre frase di Eduardo che conferma in modo partenopeo il più sintetico “Non è vero ma ci credo”, come del resto recita “Pazzo chi joca e pazzo chi nun ghioca”. Insomma come è noto a Napoli è vero tutto ed anche il suo contrario, tanto il professare la superstizione “nun se pave”…

Del resto se gli antichi Romani consideravano nel calendario giorni favorevoli (Dies fasti) e sfavorevoli (nefasti) vuol dire che la nostra cultura deriva da una società che, pur leader del proprio tempo, nonostante esportasse tecnologia e know-how, era comunque succube della cosiddetta “pseudoscienza”, tanto da istituzionalizzarla. Un po’ come l’attuale Oroscopo trasmesso da mamma Rai…

E come reagiscono i napoletani ad una cultura impositiva così radicata? Abbiamo già sfiorato l’argomento mesi fa ricordandone le “precauzioni” in ambito culinario. Ma come non aggiungere quella dell’”olio ca s’abbocc”, per esempio? L’olio, liquido prezioso da sempre (men che meno oggi…), già protagonista del famoso rito antimalocchio (il cui incipit è assolutamente gastronomico: aglie, fravaglie…), durante il suo trasporto non deve essere assolutamente versato a terra, pena terribili disgrazie per gli astanti (a parte gli scivoloni sul pavimento, e questa non è pseudoscienza…). E il rimedio, nel caso? Sempre gastronomico: gettarsi il sale alle spalle, o nei casi più conclamati, usarlo per imprimere una croce sulla macchia d’olio. Praticamente scacciare il demonio col pinzimonio! E a proposito del “diavolillo”, il peperoncino piccante, abbiamo già detto. Ma qui va aggiunto che, oltre ai semi, anche la sua tipica forma ha una sua funzione antimalocchio: è facile innanzitutto riscontrarne un’antica parentela formale con gli itifalli romani, amuleti dalle smaccate formosità mascoline che i patrizi appendevano negli ingressi delle loro ville a scopo propiziatorio, e – senza alcuna reticenza – le donne altolocate portavano come monile al collo! In realtà però, la versione solida del peperoncino, ovvero il mitico cornetto, se regalato, doveva pungere la mano del beneficiato, altrimenti non si sarebbe attivato e quindi non avrebbe sortito l’effetto amuletico.

E del caffè avevamo parlato? Certamente neanche la bevanda più rappresentativa di Napoli è immune da credenze popolari. E non solo. A parte che, è bene ricordarlo, il 42 è il suo numero cabalistico (e non fate una smorfia!), ma forse sono in pochi a sapere che esisteva nel ‘700 una vera e propria codificazione “scientifica” riguardo l’aspetto dei fondi nella tazzina: la caffeomanzia aveva una dignità, all’epoca, almeno pari alla cartomanzia.

Insomma l’argomento è vasto e ce ne occuperemo ancora. Ma non prima di aver citato un detto che esprime – in fondo – il realismo del pensiero napoletano, che tra l’altro ci fa pensare al ruolo beneaugurante del capitone nella dieta natalizia partenopea: ‘A fortuna è comme l’anguilla: cchiù penzammo d’ ‘a putè agguantà e cchiù ‘nce sciulia.

Voi intanto avete la fortuna di poter godere di una delle tavole culinarie più invidiate al mondo. Meglio ancore se serviti e riveriti di tutto punto (questo detto surtout alle signore): alla fine nulla porta meglio che una buona cena in Osteria, in attesa che i tempi migliorino. Per tutti.


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