Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


Perché a Napoli è così importante il caffè?

caffé napoli osteria da carmela

Il caffè e Napoli hanno un legame indissolubile, antico, condiviso da tutta la popolazione. Non si può dire con precisione come questa bevanda sia arrivata fin qui dai paesi arabi, suo luogo d’origine dove veniva chiamata “khave”. Quel che sappiamo è che la prima a diffonderne l’utilizzo è stata Maria Carolina d’Asburgo, all’interno dei salotti nobiliari, in netta contraddizione con l’opinione della Chiesa che definiva questa “la bevanda del diavolo” a causa del suo colore nero. Prima che del popolo fu quindi una specialità riservata ai ricchi, e si narra che nel 1771
nella reggia di Caserta in occasione di un ballo vi furono i primi baristi della storia, vestiti con una giubba e un copricapo, a servire il caffè ai convitati.

È solo agli inizi dell’800 che il caffè diviene elemento popolare con i primi caffettieri ambulanti, che camminavano per le affollate vie di questa grande città a servire caffè ai passanti, muniti di tazzine, latte e zucchero. Non c’erano figure simili negli altri paesi europei, e quella dei caffettieri ambulanti è stata una creazione tutta
napoletana che prima di tutte ha mostrato al mondo il legame che questa città ha con il caffè.
Nasce quindi nel 1860 il “Gran Caffè”, oggi conosciuto come Gambrinus, uno dei grandi Caffè Letterali che in quel periodo impazzavano per l’Europa, e che attiravano poeti, scrittori e artisti di ogni genere. Figure come Sartre e Marinetti si sono accomodati sulle poltrone del Gambrinus per sorseggiare un buon caffè, e possiamo solo immaginare le conversazioni che sono avvenute fra quei tavoli.

Verso l’inizio del ‘900 arriva un’altra grande invenzione tutta napoletana, nata probabilmente dalla necessità che questo popolo ha di assaporare un caffè ad ogni momento della giornata.
Si parla della Cuccumella, antenata della moka, con cui si poteva fare il caffè tranquillamente in casa. Andava messa sul fuoco e poi ad un certo punto capovolta, e solo un buon napoletano era in grado di riconoscere il momento giusto
(a questo proposito Sophia Loren farà un monologo meraviglioso nel film “Questi fantasmi!”).
Insomma, un legame indissolubile che nasce dallo spirito di voler creare un momento di condivisione e di dialogo, ma anche semplicemente dalla voglia di voler offrire un caffè ad un amico per dimostrare con un piccolo gesto l’affetto che proviamo per gli altri.


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