Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


La funzione sociale del caffè a Napoli!

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Il caffè a Napoli è più di una semplice tradizione, si può considerare come un’abitudine filantropica completamente assorbita  dal tessuto sociale di Napoli. Infatti, entra a far parte nella vita di tutti giorni scandendo pause, momenti di aggregazione, ma anche attimi di personale distensione quotidiana.
A Napoli, la tazzulella ‘e cafè è un vero e proprio rito e nessuna bevanda surrogata potrà mai prendere il suo posto.
Usato come “starter” corroborante per iniziare al meglio la giornata, come pausa dopo-pasto prima di tornare a lavoro, come pretesto per una piacevole chiacchierata e anche per rompere il ghiaccio con una persona appena conosciuta. In qualsiasi scenario, la frase è univoca “Ci prendiamo un caffè?”

Insomma, il caffè a Napoli ha la funzione di un vero collante sociale capace di consolidare legami. Ma come nasce questa tradizione?

Quella del caffè è una tradizione così salda a Napoli, tanto da aver consacrato nel mondo un vero brand: “l’Espresso Napoletano”.
Nel 1800, grazie all’invenzione della Caffettiera Napoletana – ‘a Cucumella-, con sistema a doppio filtro, il caffè inizia a diventare una vera e propria abitudine. Il successo venne conclamato, nel 1900, con l’utilizzo su larga scala della “Macchina per Espresso” apparecchio molto difficile da maneggiare, ma di cui i napoletani divennero subito abili maestri.

Ma perché l’espresso napoletano è così buono?

Il segreto della miscela napoletana è racchiuso nella particolare tostatura, che conferisce alla miscela una colorazione più scura rispetto alle altre regioni italiane. Inoltre, lo scrupoloso processo di torrefazione non permette in nessun caso la ‘bruciatura’ della miscela e allo stesso tempo, riesce ad esaltare gli oli essenziali contribuendo ad una migliore estrazione degli aromi; condizioni che rendono il caffè napoletano unico al mondo.
Pare anche che, l’Espresso Napoletano sia il più salutare tra i caffè, grazie alla preparazione che permette una bassa estrazione della caffeina determinato dal minor tempo di contatto con l’acqua calda.
Ciò significa che, contrariamente a quanto pensano in molti, un caffè ristretto alla napoletana è molto più sano di un caffè lungo, perché detentore di un contenuto più basso di caffeina -e poi, diciamocela tutta- è anche più buono!
Ma per essere assaporato al meglio, un buon caffè deve seguire una dettame sacro, e cioè la regola delle “5 C”, ovvero le cinque C iniziali che compongono la frase: Comme ca..o coce chistu café”.

Se si parla della cultura del caffè a Napoli, non può, non essere citato il fenomeno del Caffè Sospeso. Un’abitudine solidale, un tempo molto viva nella tradizione partenopea. Secondo questa usanza l’avventore era solito pagare un caffè ‘non consumato’ a beneficio di chi non poteva permetterselo. Una vera lezione di generosità e di altruismo!

“Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con le mie mani.” 

Eduardo de Filippo in “Questi Fantasmi”

 


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