Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


Alle radici del Falerno, il vino creato da Bacco stesso alle pendici del Monte Massico

Alle radici del Falerno, il vino creato da Bacco stesso alle pendici del Monte Massico

Racconta Silio Italico che Bacco si trovava a peregrinare per la Campania proprio mentre Annibale assediava l’Ager Falernus. Il dio dalle sembianze umane fu ospitato dal vecchio Falernus, un colono di una delle poche ville risparmiate dall’ira cartaginese. Si narra che allora Falernus offrì il proprio vino e le sue ultime scorte al dio che, commosso da tanta ospitalità, trasformò i declivi del massiccio del Massico in ettari vitati. Questa una delle tante storie intorno all’origine del più famoso vino dell’antichità.

Del Falerno e della sua storia se ne parla sempre poco e siamo assolutamente convinti che se ne dovrebbe parlare (e bere) di più. Si fa presto infatti a dire Falerno ma, come ben scriveva Angelo Di Costanzo, sull’Ager Falernus gravano più di 2000 anni storia e sebbene si abbia ben in chiaro l’areale di produzione (cioè, in provincia di Caserta, la zona tra Carinola, Cellole, Falciano del Massico, Mondragone e Sessa Aurunca), la zonazione del Falerno si esprime perfettamente in altrettante declinazioni organolettiche. Infatti la sua eterogeneità dovuta al terroir e l’assemblaggio dei vitigni di produzione era conosciuta anche ai tempi di Plinio e agli haustores (i sommelier dell’Antica Roma); già in epoca romana esistevano ben tre varietà di Falerno: il Faustianum, prodotto tra gli attuali territori medio-collinari dei comuni di Falciano del Massico e Carinola; il Caucinum, considerato di alta collina, prodotto a Casale di Carinola; mentre il vino di pianura aveva l’appellativo generico di Falerno.

Era così amato che a Pompei, Edone lo offriva al maggior prezzo (4 Assi), e nella seconda metà de II secolo a.C. alla classica anfora greco romana verrà affiancata l’ancora da trasporto conosciuta come Falerna dalla doppia ansa, resterà in uso fino ad età imperiale e poteva contenere dai 180 a 1300 litri e la sua punta si poteva conficcare nel terreno. Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, il Falerno quasi scomparse fino all’avvento dei Borbone, con i quali tornò in auge sino alla prima metà del XIX secolo.

Il Falerno nei secoli ha avuto un periodo d’oscuramento; tuttavia nel 1989, a seguito del suo riconoscimento come DOC, possiamo dire che ha ripreso una lenta risalita tra i vini più interessanti dell’Italia meridionale. Le denominazioni del Falerno sono tre: il Falerno del Massico Bianco DOC (con Falanghina almeno all’85%), il Falerno del Massico Rosso (vinificato da uve di Aglianico minimo 60% e Piedirosso, massimo 40%) e il Falerno del Massico Primitivo con almeno 85% di Primitivo. La coesistenza delle due versioni rosse nasce da due diverse scuole di pensiero a pochi chilometri di distanza fondare su – appunto – diversi punti di vista sul vitigno capostipite del più stimato vino dell’antichità. La DOC si estende su tutto il territorio alle pendici del massiccio del Massico, ma possiamo, grazie al lavoro di Di Angelo, individuare delle sotto aeree di produzione come quella di Sessa Aurunca, coltivata prevalentemente a Aglianico, Piedirosso, Falanghina e Primitivo e i cui terreni sono generalmente caratterizzati dal tufo del vulcano spento di Roccamonfina; poi c’è Cellole che conta 25 ettari i cui vigneti traggono la loro forza da un suolo composto da sabbia e limo, con alcuni tratti alluvionali; la sottozona di Carinola che ha un terreno più tufaceo e argilloso, su cui vengono coltivati tutti i vitigni, tranne il primitivo; nella sottozona del Falciano del Massico invece oltre ai vitigni sinora elencati, vengono coltivati in questa zona il Moscato e il Barbera e troverete terreni frammisti di argille, crete, sabbie e limo, infine abbiamo la sottozona di Mondragone, dove tra gli 8,5 ettari vocati alla produzione del Falerno sono limitrofi al mare. È facile dire Falerno, ma avete assaggiato ogni singolo vino proveniente da una sottozona del Massico? 🙂

In Osteria da Carmela abbiamo una carta dei vini curata da un grande estimatore dei vini campani e non solo, Ferdinando Polverino De Laureto, che annovera tra le diverse etichette anche il Falerno del Massico Rosso DOC  e Vigna Caracci Falerno Rosso DOC di Villa Matilde e il Falerno del Massico Bianco DOC Quattro Assi bianco di Falernia. Iniziate a passare da noi per una prima degustazione, vi aspettiamo!


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