Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


Alla scoperta dell’impepata di cozze: storia di un piatto secolare

impepata di cozze

Oggi andiamo alla scoperta di uno dei piatti più amati e rappresentativi della cultura gastronomica
partenopea: sua maestà l’impepata di cozze!

Questo piatto fa capo ad un’antichissima tradizione risalente addirittura al XVIII secolo, e pare che i suoi
natali siano regali: a idearlo, secondo la leggenda, fu Ferdinando I di Borbone in persona re di Napoli e delle Due Sicilie dal 1759 al 1816. Il sovrano, infatti, secondo le cronache del tempo, era una buona forchetta nonché un ottimo pescatore: la sua passione per i prodotti del mare era tale che spesso era lui stesso ad avventurarsi in battute di pesca negli specchi d’acqua campani come i laghi del Fusaro e Patria, ma anche sulle coste di Posillipo e Marechiaro. Come si confà alle casate reali dell’epoca, le preparazioni della cucina erano spesso maestose ed abbondanti: proprio a causa dei suoi banchetti lussuriosi il Re Ferdinando fu accusato dal frate domenicano Gregorio Maria Rocco di non riuscire a limitare le sue portate nemmeno durante la Settimana Santa. Ferdinando, che era molto religioso, a malincuore dovette accettare la critica e modificare i suoi comportamenti a tavola, motivo per cui fece condire le cozze che tanto amava con pepe e olio, creando la ricetta che ancora oggi conosciamo.

Gli accenni storici, oltre la leggenda, a questo piatto non mancano: uno dei primi riferimenti storici risale aduna delle cinquanta fiabe de Lu Cunto de li Cunti, opera magna di Giambattista Basile: nello specifico, il re della fiaba La Vecchia Scorticata, vedendo la sua sposa affamata, fece preparare in fretta e furia
un’impepata “agliata e mostardata pe’ scetare l’appetito”. Un altro riferimento storico imprescindibile è
quello dell’opera di Jean Caròla Francesconi “Cucina Napoletana”: questo è il primo vero e proprio
ricettario di cucina napoletana, all’interno del quale viene appunto citata la “mpepatella di cozze” e la sua
preparazione, molto simile a quella che viene oggi preparata e che i puristi considerano ancora l’unica vera
impepata di cozze, ovvero preparata semplicemente col pepe e questi gustosissimi frutti di mare.
Col tempo alla ricetta tradizionale sono state aggiunti vari elementi, e infatti non di rado possiamo trovare
l’impepata preparata con pomodorini per insaporire il sugo, il prezzemolo tritato e il limone. Una curiosità?
Il bisso o, per dirlo alla napoletana, lo “streppone” della cozza, che oggi durante la pulizia delle stesse viene
tolto, era considerato durante l’antichità un tessuto molto pregiato che veniva utilizzato nella preparazione
di abiti regali.

Insomma, la storia di questo piatto popolare è in realtà indissolubilmente legata ad origini più che nobili!


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