Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


Dal Quartino alla Carta dei vini: come cambia il vino in base alle nuove esigenze dei nostri clienti in Osteria

vini italiani nella cantina di osteria da Carmela

L’osteria nasce come luogo di incontro, convivialità intorno al cibo e al vino. Ancora oggi in un’osteria che si rispetti troverete il vino della casa, servito nei tipici bricchi vetro di diverse tarature, e non solo. Sembra che tali caraffe siano stati un’invenzione arguta di un tale Meier Maggino, ingaggiato dal Papa Sisto X Peretti, che nel 1588 obbligò gli osti ad utilizzare le misure in vetro per sedare una volta per tutte i malumori che affliggevano i clienti delle osterie, che si sentivano raggirati nella mescita del vino, dato che gli osti tendevano a non riempire i bicchieri sino all’orlo dei vecchi recipienti di ferraglia o terracotta. Da qui nascono quindi le tipiche misure in vetro delle osterie romane, come la Foglietta (1/2 litro), il Quartino (1/4 dei vino), il Chirichetto (1/5 di vino) e il Sospiro (1/10 di vino, era così chiamato perché veniva richiesto a bassa voce,  forse perché ci si vergognava di non aver abbastanza denaro o di poter bere davvero poco, una cosa di cui non vantarsi 🙂 ). Insomma, il vino è diventato una questione di Chiesa, tanto il valore sociale che da sempre ha in Italia.

In Osteria da Carmela, tipica osteria partenopea, serviamo da più di 50 anni il vino della casa prodotto dai vitigni autoctoni campani. Non è un caso infatti che tra le iniziative intraprese per festeggiare i nostri primi 50 anni abbiamo prodotto proprio un il Quartino di Donna Carmela.

Foto a cura di Gennaro Miele

Tuttavia, da buoni ascoltatori delle esigenze dei nostri ospiti siamo consapevoli che il vino della casa non sempre soddisfa i desideri dei palati sempre più raffinati. I consumatori si sono fatti sempre più dei veri e propri estimatori della buona tavola e del buon vino. Per questo motivo abbiamo realizzato una Carta dei vini che è un vero e proprio un punto di incontro tra quello che i clienti desiderano e quello che per noi rappresenta la ricerca delle eccellenze enologiche, non legate solamente alla Campania (di cui abbiamo ampiamente scritto, leggi di più), ma all’intero terroir nazionale.

Tra i vini che non potevano mancare all’appello ci sono i toscani, come il Chianti Classico DOCG 2017 di Badia a Coltibuono (insignito del riconoscimento Vini Buoni di Italia 2020), oppure i Montepulciano  straordinari dell’Azienda Agricola Bindella, che ha ottenuto importanti riconoscimenti anche dal Gambero Rosso. Per quanto riguarda invece l’intramontabile Morellino di Scansano da noi troverai “Germile”, il Morellino di Scansano di Tenuta Pietramora DOCG 2014.

Foto a cura di Gennaro Miele

Un posto speciale nel cuore enoico di Osteria lo occupano poi i vini siciliani. Dal Vesuvio all’Etna il passo è breve e non potete capire come possa essere stimolante comparare i nostri vini vulcanici a quelli etnei, come il “Nero di Sei” DOP 2015 di Palmento Costanzo, un Etna Doc Rosso composto da uve di Nerello Mescalese all’80% e Nerello Cappuccio 20%. Tanti sono i vini che potete degustare in osteria da Carmela di quest’azienda dai vitigni ancestrali e prefillosserici dell’Etna. Della Sicilia abbiamo anche scelto con attenzione il Moscato di Pantelleria di due grandi aziende siciliane come il “Kabir” di Donnafugata e il “Lago di Venere” Doc di Meregalli.

Un’altra azienda specializzata nella vinificazione dei diversi tipi di vitigni autoctoni dell’Italia meridionale – come il Nerello (Cappuccio e Mescalese) a cui siamo affezionati –  è sicuramente la calabrese Tenuta Terre Nobili. “Donn’Eleonò” è composto al 50% di Nerello e al 50% di Magliocco (un altro vitigno autoctono calabrese a bacca rossa). Tenuta Terre Nobili ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui Decanter (per “Ipazia”) e nel 2017 la medaglia d’argento per il Concorso IWSC di Londra proprio per il “Teodora”. Insomma è o non è una piccola perla da degustare con attenzione?

Spostandoci infine verso la costa adriatica, sempre restando  in sud Italia, non possiamo non menzionare i vini salentini di Candido come “Cassio Dione” Primitivo di Manduria DOP 2014, oppure “Immensum”  Salice Salentino DOC rosso riserva e “Casina Cucci” un Negroamaro Salento IGP 2017.

Impossibile avere la presunzione di poter essere enologicamente esaustivi: non riusciamo ad immaginare la cantina di un’osteria in grado di ospitare tutte le etichette prodotte in un territorio dalle profonde radici enoiche come l’Italia, ma almeno cerchiamo di dare ai nostri ospiti la migliore esperienza di abbinamento cibo vino possibile.

E secondo te quale vino non campano non dovrebbe mai mancare in una carta di un’osteria tipica partenopea? 🙂  Scrivi il tuo suggerimento su Facebook!


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