Carmelacromìa!

I colori di Osteria da Carmela posseggono un richiamo sacro(santo) ai colori della Madonna del Carmelo, detta Madonna Bruna, con un significato preciso:
Arancio solare aureole dorate e il fondo dell'icona = santità e sacralità
Pompeiano colore rosso della tunica sotto il manto = amore
Tufo scuro tunica color pelle di pecora del bambino e pelle della Madonna = agnello di Dio, fratellanza
Verdemare manto della Madonna = fertilità
Ogni colore è un’ispirazione, una storia, una tendenza e persino, scavando nella storia di Napoli, un’origine di un piatto e accompagnerà sempre le nostre (e le vostre) parole.
E con queste cromatiche premesse, ecco a voi...


L’arte presepiale del Maestro Ciro Serazzi fa sosta in Osteria da Carmela

Rosario Gargiulo, Maestro Ciro Serazzi, presepe napoletano

Osteria da Carmela non è solo una roccaforte della tradizione gastronomica napoletana, ma è soprattutto 
un luogo d’incontri, un crocevia in cui la cultura partenopea respira ogni giorno e così continua a vivere.“Exposta” il progetto nato in Osteria per promuovere l’arte dei giovani artisti napoletani, ne è un chiaro segnale. Ma non l’unico. 
Il Natale è ormai vicino e Rosario Gargiulo, patron dell’Osteria, come ogni anno, non vede l’ora di esporre il proprio presepe. 
Questo simbolo non rappresenta per Rosario solo un atto dovuto alla tradizione, ma la testimonianza pura e sincera di un percorso
iniziato nel 1998con il Maestro Presepista Ciro Serazzi, un cultore della tradizione napoletana, capace di apprezzarne ogni sua sfumatura.

L’arte del Maestro Serazzi non è fatta solo di geometrie e perfezionismo, ma è il frutto di qualcosa di più intimo e articolato. Il suo è un vero dono, è come se la sua immaginazione traducesse dalla ‘memoria’ manufatti artistici, ma attualizzati e connaturati nella nostra civiltà.

Ecco che la Napoli antica, quella che aleggia nei suoi ricordi, si fonde ai racconti del padre e rivive in una chiave squisitamente moderna. Le sue creature sono il frutto di un’immaginazione che ben si amalgama alla realtà e che gioca con un equilibrio fatto di dettagli tecnici e filosofici che non possono, non lasciare una traccia indelebile nella mente di chi osserva. Il Maestro Serazzi non insegue l’anima commerciale ma l’anima artistica. Ed è per questo che i suoi presepi raccontano
qualcosa di diverso, qualcosa che non si può acquistare perché è il risultato di un’ispirazione magica, una poesia che può
essere raccontata una volta sola, un canto che ha il valore intrinseco dell’irriproducibilità.

Due Chiacchiere con il Maestro Serazzi

 

Rosario Gargiulo, Maestro Serazzi, presepe napoletano

Il maestro Serazzi quasi storce il naso quando gli chiedo del suo lavoro, perché per lui creare un presepe non è un lavoro, ma una passione ardente.Con l’umiltà che contraddistingue ogni vero artista, si definisce un hobbista, un termine -che a mio avviso- non gli rende giustizia. I suoi presepi oltre all’indiscussa perfezione estetica, hanno un dono raro, quello di parlare alle persone. Ogni presepe è il frutto di un’ispirazione, di un processo intimo. Proprio per questo, il suo lavoro non concede repliche. I pezzi delMaestro sono unici e per questo hanno un valore inestimabile. Ogni presepe ha una storia a sé.

Il Maestro risponde ad alcune curiosità:


Quando ha realizzato il suo primo presepe?

All’età di 12 anni ho costruito il mio primo presepe, fatto interamentedi cartapesta.
L’ho realizzato grazie ai racconti di mio padre. Non mi chiedere come ci sono riuscito,non avevo mai visto mio padre all’opera, vedevo solo il lavoro finale. Mi sono ispirato a quell’immagine, e un giorno ho deciso di realizzarlo: le mani seguivano i racconti di mio padre, racconti che risiedevano nella mia mente’.

Dove nasce la tradizione presepiale?

L’origine esatta del presepe è difficile da definire, perché è il prodotto di un lungo processo.
Sicuramente nasce dalla tradizione di adorare statuine raffiguranti gli dei, quindi antecedente al Cristianesimo.
Comunemente il “padre del presepe” viene considerato San Francesco d’Assisi che eresse una mangiatoia all’interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia. 
Un periodo fiorente per l’arte presepiale a Napoli fu il Barrocco, uno stile che nasce nel XVII secolo e che nella nostra città trova la massima espressione nei primi anni del XVII . Per questo motivo, in genere, il presepe napoletano è una raffigurazione tipica del ‘700. 
Quindi, il presepe non nasce a Napoli, ma come tutte le cose siamo riusciti a ‘farla nostra’ tanto che ad oggi Napoli rappresenta il cuore pulsante di quest’arte nel mondo.

Quale sono le figure immancabili in un presepe?

A parte la natività che rappresenta il fulcro sacro del presepe, le figure che più mi affascinano sono molte. 
Benino, per esempio, è una figura simbolica, nel presepe dorme e sogna il presepe stesso. Un’ altra figura, forse poco conosciuta
è la donna che è vicina alla Vergine Maria. La storia narra che per avvicinare la vergine, questa donna misteriosa finga di avere tra le braccia un bambino, che in realtà è un masso avvolto da uno scialle. Quando Maria scopre lo scialle, il masso
diventa un bambino. Quel bambino si chiamerà Stefano e verrà celebrato il 26 Dicembre. 
I re magi, sono tre e rappresentano l’arco della vita: il giovane, il vecchio e il nero, che rappresenta la morte.
 Un altro personaggio che non può mancare è la lavandaia, colei che lava i peccati.
 Ma l’elemento immancabile di un presepe napoletano è sicuramentela cantina, l’antica osteria ornata con il focolare!

Un articolo di Roberta Raja – Content Manager di Guyot Media


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